GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE: imparare a comunicare

GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE: imparare a comunicare

La comunicazione è un fenomeno complesso al quale tutti accediamo quotidianamente.

Non tutti però conoscono i fattori che regolano la comunicazione o come essa plasmi la nostra vita, le nostre relazioni e persino la nostra realtà.

Essendo parte integrate della nostra quotidianità deve essere conosciuta e utilizzata adeguatamente.

Saper comunicare significa padroneggiare gli assiomi che regolano la comunicazione. Gli assiomi della comunicazione, come dice il termine utilizzato dal padre della comunicazione Paul Waztlawick nel testo Pragmatica della comunicazione umana, sono princìpi che non hanno bisogno di essere dimostrati in quanto veri, posti a fondamento di una teoria.

Nella Pragmatica della comunicazione umana, P. Watzlawick, J. H. Beavin, D.D. Jackson individuano 5 assiomi della comunicazione:

PRIMO ASSIOMA: Non si può non comunicare

Il primo assioma rivela che è impossibile non comunicare poiché ogni comportamento assume un significato per chi lo osserva e ha quindi valore di messaggio.

L’attività o l’inattività, le parole o i silenzi, hanno tutti valore di messaggio, sono tutte forme di comunicazione che ci influenzano reciprocamente l’un l’altro. Un individuo, sia che parli sia che taccia, invia comunque un messaggio comunicativo e tale comunicazione influenzerà l’interlocutore che, a sua volta, risponderà con un altro messaggio comunicativo che influenzerà il mittente.

Attraverso il comportamento, quindi, si inviano messaggi comunicativi all’altro.

In tale circolarità comunicativa, noi non possiamo non comunicare: lo facciamo costantemente attraverso le nostre azioni e non azioni, ossia attraverso la nostra comunicazione non verbale[1].

SECONDO ASSIOMA: Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione, in modo che il secondo classifichi il primo ed è quindi metacomunicazione

Nel secondo assioma si afferma che la comunicazione si sviluppa contemporaneamente su due livelli: il livello di contenuto e quello di relazione.

Il contenuto è ciò che viene detto; la relazione è il rapporto interpersonale che si viene a creare tra i due interlocutori che fornisce un’informazione supplementare sulla natura della comunicazione, ossia dà un dato in più riguardo alla comunicazione stessa.

Un esempio è questo: immaginate di dire al vostro partner “Porta fuori il cane!”. A livello di contenuto, state semplicemente informando l’altro di portare fuori il cane perché magari ha bisogno di una passeggiata o di fare i suoi bisogni. A livello di relazione, invece, state implicitamente dicendo al vostro partner che voi potete dargli degli ordini, siete pertanto in una posizione tale per cui potete dire lui ciò che deve o non deve fare. Quest’ultimo aspetto, molto più rilevante dal punto di vista comunicativo, influenza notevolmente la relazione e può avere effetti importanti.

L’aspetto di relazione si colloca, quindi, a un livello superiore rispetto al contenuto perché è una comunicazione aggiuntiva sulla comunicazione stessa, ovvero il contenuto. Per questo è chiamato metacomunicazione: comunicazione sulla comunicazione, che va oltre il contenuto.

In altre parole, il contenuto è l’informazione che si vuole trasmettere, il metacontenuto è la modalità in cui lo si comunica.

Capite bene che la capacità di metacomunicare è alla base per una comunicazione efficace.

La maggior parte delle volte, infatti, i problemi comunicativi emergono proprio per il modo sbagliato di comunicare e non per il contenuto in sé.

Conoscere e riconoscere che vi è sempre un livello di relazione che qualifica il contenuto e che influenza notevolmente le relazioni che abbiamo, è indispensabile per comunicare efficacemente.

TERZO ASSIOMA: La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti

Collegato al secondo assioma, nel terzo, si afferma che ogni relazione dipende da come viene punteggiata (o puntualizzata, per semplificare) la comunicazione tra gli interlocutori.

In altre parole, se voglio stabile con una persona un certo tipo di relazione dovrò stare attento a che comunicazione utilizzo.

Ad esempio: nel contesto lavorativo, se sono il manager di un’azienda che, per natura, si trova in una posizione di superiorità rispetto ai dipendenti, dovrò comunicare in modo tale da farmi valere e rispettare come dirigente. Non potrò comportarmi in modo amichevole o essere estremamente permissivo e indulgente se desidero essere considerato e valorizzato nel mio ruolo. Il rischio maggiore nel mettere in atto questo comportamento, è quello di essere considerato dai miei dipendenti come un loro collaboratore o collega che si trova al loro stesso livello, quando in realtà così non è, andando in contro certamente a incomprensioni e fratture nel momento in cui si deve introdurre il proprio ruolo di superiorità.

Pertanto, se si desidera stabilire un certo tipo di relazione si dovrà fare attenzione a come viene punteggiata la comunicazione.

QUARTO ASSIOMA: Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico

Esistono due tipologie di comunicazione: numerica e analogica.

Il modulo numerico o comunicazione numerica consiste nel dare un nome agli oggetti.

Il modulo analogico, invece, è rappresentarli con un’immagine.

Le parole appartengono al linguaggio numerico; le immagini o il comportamento non verbale sono invece linguaggio analogico.

Costantemente noi comunichiamo attraverso questi due linguaggi: le parole e il non verbale.

E’ quindi importante saper gestire entrambe le forme di comunicazione.

QUINTO ASSIOMA: Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza

Ci sono due forme di interazione: simmetrica e complementare.

L’interazione o comunicazione simmetrica è caratterizzata dall’uguaglianza ed è rispecchiato il comportamento dell’altro.

Esempio: due partner che discutono e si rivendicano reciprocamente colpe. Entrambi sono sullo stesso livello relazionale perché hanno lo stesso identico comportamento, ossia incolparsi vicendevolmente.

Nell’interazione simmetrica ognuno dei due interlocutori vuole primeggiare sull’altro.

Questa simmetria spesso sfocia in quella che è chiamata escalation simmetrica, ossia un incremento progressivo di scambi simmetrici che portano allo scontro e alla rottura comunicativa e relazionale.

L’interazione o comunicazione complementare, invece, si basa sulla differenza e il comportamento dell’uno va a completare quello dell’altro.

La relazione complementare (ma in realtà anche quella simmetrica) può essere one-up o one-down. Nel primo caso l’interlocutore assume una posizione di superiorità rispetto all’altro; nel secondo caso l’interlocutore assume una posizione di inferiorità rispetto all’altro.

Alcune relazioni sono complementari per natura, come ad esempio, quelle tra genitori e figli, superiori e dipendenti, insegnanti e alunni; altre possono essere invece patologicamente complementari, come ad esempio quella tra vittima e aguzzino, dove uno esiste perché esiste l’altro e viceversa. Anche le relazioni complementari per natura possono divenire disfunzionali se i ruoli si irriggidiscono impedendo l’armonia e la flessibilità relazionale.

Noi siamo costantemente coinvolti in interazioni simmetriche e complementari e la funzionalità di una relazione sta proprio nel riuscire a variare nel tempo e a seconda della circostanza le posizioni reciproche.

COME UTILIZZARE GLI ASSIOMI?

Conoscere gli assiomi che regolano la comunicazione è un primo passo essenziale per imparare a comunicare.

Padroneggiarli è l’altro passo indispensabile per comunicare efficacemente. Questo richiede tempo, esercizio quotidiano nel riconoscere le tipologie di comunicazione e tanto coraggio di mettersi in discussione per il proprio modo di interagire.

Buon allenamento!


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[1] La comunicazione non verbale è il linguaggio del corpo che comprende: sguardo, gestualità, postura, movimenti del corpo, mimica facciale, prossemica.

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