GLI INGREDIENTI PER (MAL)COMUNICARE IN COPPIA

GLI INGREDIENTI PER (MAL)COMUNICARE IN COPPIA

Una delle più grandi criticità relativa ai problemi di coppia è la comunicazione disfunzionale.

“Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione“ Zygmunt Bauman

Spesso accade che i due partner, nel corso della loro relazione, smettano di comunicare tra loro o inizino a esprimere le loro opinioni sotto forma di critiche. Attraverso modalità disfunzionali di conduzione del dialogo, gli individui arrivano al contrasto o all’indifferenza più totale. Talvolta le uniche parole emesse nell’arco di una giornata sono: “la cena è in tavola”, “esco”, “stasera non ci sono” e così via. Non vengono ricercati i momenti di confronto, piuttosto vengono intenzionalmente evitati.

Una comunicazione disfunzionale compromette significativamente qualunque tipologia di rapporto e conduce entrambi i partner alla sofferenza e all’incomprensione. Se viene a mancare il dialogo, emergono sentimenti negativi come risentimento, incomprensione, ostilità, indifferenza, che logorano il rapporto e portano allo scontro.

Reuel Howe afferma che in mancanza del dialogo l’amore muore. Solo una buona comunicazione può fare il miracolo di ridare vita a un rapporto morto.

Comunicare significa

ascoltare attivamente l’altro, riguardo a ciò che dice verbalmente ma anche a ciò che non viene detto, ossia la comunicazione non verbale. Ascoltare profondamente è entrare a contatto con la parte più profonda dell’altro, astenendosi da qualsiasi giudizio e aprendosi alla reale comprensione.

Il dialogo è buono quando gli interlocutori sono disponibili ad ascoltarsi intimamente e ad esprimere senza remore, ma con assertività e onestà, i propri desideri e intenzioni. La comunicazione è funzionale quando è sincera, quando non si nasconde dietro la paura di auto-rivelarsi.

Affinché un rapporto possa essere stabile e duraturo deve avere come fondamenta l’onestà nella comunicazione e l’espressione assertiva di quanto viene desiderato. Julie e John Gottman (2017) considerano nella loro teoria, chiamata The Sound Relationship House (La casa della relazione solida), che l’elemento fondamentale alla base della casa della relazione solida è conoscere il mondo psicologico l’uno dell’altro. Per far questo è necessario che non ci siano remore o titubanze nell’esprimere i propri bisogni, desideri, valori, necessità. I Gottman sostengono che il mondo interiore di ogni partner è fatto di necessità, valori, esperienze passate, priorità e con l’andare del tempo queste mappe dell’amore, i reciproci mondi interiori, cambiano ed evolvono. Per creare e mantenere aggiornate le mappe dell’amore, le coppie funzionali nello stare in relazione si fanno reciprocamente domande.

Comunicazione disfunzionale

Nelle relazioni di coppia i conflitti emergono a seguito di un dialogo fallimentare. Il dialogo fallimentare prevede:

  1. Discutere animatamente quando si è arrabbiati
  2. Ritirarsi nel silenzio senza affrontare il problema
  3. Non ascoltare il partner e le sue necessità
  4. Cambiare argomento
  5. Puntualizzare
  6. Recriminare
  7. Rinfacciare
  8. Predicare
  9. Dire “te l’avevo detto”
  10. Dire “lo faccio solo per te”
  11. Affermare “lascia.. lo faccio io”
  12. Biasimare

Questi sono tutti ingredienti per fallire nella comunicazione. 

Ora verranno passati in rassegna uno ad uno per cercare di comprenderli chiaramente e per poter aiutare i nostri clienti ad evitare di metterli in pratica, se desiderano avere una comunicazione funzionale con i propri partner. 

1.

Discutere insistentemente quando si è arrabbiati è il primo elemento utile nel dialogo fallimentare. Continuare a litigare e confrontarsi quando uno degli interlocutori o entrambi sono eccessivamente arrabbiati, non fa altro che alimentare lo scontro e l’incomprensione. Non è possibile arrivare ad una soluzione e ad intendersi se è ancora vivo il fuoco della rabbia. La rabbia brucia e l’empatia viene meno. Proprio per questo, quando una discussione sta degenerando, è opportuno interromperla, rinviando il chiarimento a un successivo momento. 

Tale argomento verrà affrontato in modo più approfondito successivamente.

2.

Altro ingrediente fallimentare nella comunicazione è ritirarsi nel silenzio senza affrontare la problematica. Alcuni individui hanno la tendenza a chiudersi in se stessi e a rintanarsi nel silenzio invece di esprimere le proprie opinioni e ragioni, temendo di non essere compresi o avendo la pretesa  che l’altro capisca sempre cosa accade nella loro mente. Questa può essere considerata una vera e propria presunzione. Credere che l’ altro possa sempre comprendere cosa succede nella profondità d’animo del partner è pressoché utopico. Non è facile comprendere gli altri, specialmente se si chiudono in se stessi senza esprimere il proprio sentire e i propri desideri. Pertanto, la modalità di ritiro nel silenzio e la tendenza a non esprimere il proprio disagio non è altro che un ulteriore elemento di comunicazione inefficace. 

3.

Non ascoltare il partner e quello che dice è un altro importante ostacolo alla comunicazione funzionale. Ognuno è così preso dalle proprie ragioni e dalle propria necessità di affermarsi sull’altro e vincere la battaglia che spesso diviene incapace di ascoltare le opinioni dell’altro. Il desiderio di difendersi e di dimostrare la veridicità  delle proprie convinzioni porta alla chiusura di qualunque spiraglio di ascolto altrui. 

4.

La tendenza a cambiare argomento è molto frequente nel dialogo fallimentare. Spesso è utilizzata per sviare l’attenzione o per riportare in auge vecchie problematiche mai risolte.

5.

Un altro aspetto che conduce a mettere in atto un dialogo fallimentare è la tendenza a puntualizzare. Puntualizzare sulle situazioni, sulle condizioni, sui sentimenti, sulle emozioni nel rapporto è un modo per tenere sotto controllo e programmare nel miglior modo la relazione. A prima vista potrebbe sembrare una modalità comunicativa funzionale perché consente di evitare incomprensioni o equivoci, ma in realtà, se diventa eccessiva, può trasformarsi in un nemico ostile, il quale invece di prevenire i problemi, li alimenta. Questo avviene perché è molto fastidioso sentirsi continuamente spiegare com’è la situazione o come dovrebbe essere. Analizzare e discutere a livello razionale una cosa che funziona anche e soprattutto a livello di sensazioni, emozioni, impoverisce il legame. Come sostiene Giorgio Nardone (2008), noi non funzioniamo solamente sulla base del buon senso e della logica: la maggior parte delle volte, soprattutto quando si tratta di dinamiche affettive, sono le reazioni emotive a guidare i nostri comportamenti. 

6.

Recriminare è  un ulteriore elemento per esacerbare i conflitti nelle relazioni di coppia. Recriminare significa sottoporre il partner a un processo in cui vengono puntualizzate tutte le sue colpe. Anche in questo caso, per quanto può sembrare una forma corretta ed utile per chiarificare, in realtà produce nell’accusato reazioni emotive di ribellione. Sentirsi accusati e messi sotto inquisizione fa emergere reazioni negative: il confronto viene spostato da un livello logico nel quale sono in questione i semplici fatti, a un livello relazionale in cui le emozioni in gioco sono il rifiuto e l’irritazione. L’accusa conduce alla reazione emotiva di cancellazione della colpa e fa emergere la voglia di scappare o aggredire. Possiamo anche credere che il nostro partner abbia ragione quando ci recrimina qualcosa, ma al tempo stesso, in modo irrazionale, siamo spinti a reagire come se fossimo gli innocenti condannati ingiustamente. Le accuse sono facilmente riconoscibili in quanto utilizzano messaggi in seconda persona e espressioni che generalizzano, come sempre o mai.

Pertanto è importante ricordare che, quando emerge la voglia di recriminare qualcosa a qualcuno, l’effetto non sarà quello che vogliamo, ossia l’accettazione delle nostre ragioni, piuttosto sarà una reazione di rifiuto da parte del partner, che può condurre al distacco emotivo o allo scontro. 

7.

Rinfacciare è un atto comunicativo devastante nei rapporti di coppia. Quasi tutti, nel corso della vita, hanno sperimentato la condizione di essere destinatari del rinfaccio da parte di una persona cara, accusandoci di averla fatta soffrire con i nostri comportamenti. Quello che emerge dalla situazione del rinfacciare è che il destinatario, invece che sentire il senso di colpa, percepisce un’irrefrenabile sensazione di rabbia nei confronti di chi vuole sottolineare gli errori altrui. Colui che rinfaccia si manifesta come vittima, utilizzando la sua sofferenza per indurre il partner ad un cambiamento di comportamento. Purtroppo, il risultato del rinfacciare è di solito nefasto, poiché  raramente il partner modifica in tal modo il suo comportamento, anzi, si arrabbia e peggiora ancora di più. Quello che si viene a creare è il patologico copione della vittima e del suo aguzzino: se mi metto nel ruolo di vittima, l’altro verrà reso automaticamente mio aguzzino. Infatti, chi viene colpevolizzato è portato a reagire rifiutando o aggredendo l’altro che, assumendo il ruolo di vittima, lo mette in questa posizione. Allo stesso tempo, la vittima si sentirà ancora più vittima poiché scatenerà nel persecutore reazioni di aggressività o rifiuto. 

8.

Un’altra strategia deleteria nella comunicazione è il predicare, che consiste nel proporre ciò che è giusto o ingiusto a livello morale e, sulla base di questo, esaminare e criticare il comportamento altrui. Predicare esprime il tentativo di introdurre nella relazione affettiva un metodo dell’ambito morale e religioso. Il fallimento è assicurato: poiché, come abbiamo già precedentemente esposto, portare ad un  livello morale ciò che funziona attraverso emozioni e sensazioni, consuma il legame. L’effetto della predica nella relazione di coppia è la voglia, anche in chi non ce l’ha, di trasgredire alle regole morali poste alla base del sermone stesso. 

9.

Dire “te l’avevo detto” rappresenta una forma di comunicazione altamente disfunzionale in tutti i rapporti interpersonali, specialmente in quelli sentimentali. Tale frase fa emergere una profonda rabbia che conduce inevitabilmente allo scontro. Se un individuo è già arrabbiato con se stesso per aver commesso un errore, il fatto che l’altro gli faccia notare che l’ha commesso poiché non gli ha dato retta e non lo ha ascoltato, non aiuta affatto, piuttosto fa irritare ancor di più con se stesso e con l’altro. Anche se tale dichiarazione viene fatta in modo bonario, con tutte le migliori intenzioni da parte del parlante, in realtà è sempre meglio evitarla poiché fa sentire il soggetto che ha commesso l’errore, come totalmente sbagliato e incompreso anche da chi lo dovrebbe amare per le sue mancanze. Questo lo porterà a reagire con rabbia e a scaricare contro l’altro anche tutta la collera che ha nei confronti di se stesso. 

10.

Il dialogo può essere fallimentare all’interno di una relazione di coppia anche attraverso la dichiarazione “lo faccio solo per te”. Tale affermazione non solo fa sentire l’altro in debito, ma lo fa sentire inferiore poiché bisognoso di un atto altruistico. Spesso quindi, esplicitare questa frase non fa altro che rendere ancora più difficoltoso il dialogo interrelazionale poiché irrita il destinatario e lo mette in una posizione scomoda, nella quale non sa se ringraziare l’altro per la generosità ricevuta o arrabbiarsi dal momento che non è stata né desiderata né richiesta. Far pesare sull’altro un sacrificio fatto per lui, dimostra una forma di egoismo. Se non viene preteso il riconoscimento di un gesto altruistico, l’altro se ne renderà conto da solo e ne sarà doppiamente grato, da una parte perché è stato ricevuto; dall’altra per non averglielo fatto pesare. 

11.

L’altra dichiarazione che può generare un conflitto consiste nell’esprimere “lascia..faccio io”. A prima vista può sembrare una forma di gentilezza e cordialità nei confronti del partner, ma in realtà, se non richiesta, squalifica le capacità dell’altro. Infatti, il destinatario della cortesia può sentirsi completamente incapace e può emergere in lui un senso di insofferenza e irritazione. Come si sa, quando un aiuto non è richiesto, non solo non aiuta, ma danneggia. Anche se un’affermazione di tal genere può essere espressa in modo intenzionalmente non lesivo, bisogna stare attenti, poiché si rischia di far scaturire nell’altro una reazione emotiva negativa: sono un incapace.

12.

Infine, biasimare è un altro elemento fondamentale per una comunicazione fallimentare. Biasimare consiste in una strategia subdola attraverso cui viene esaltato l’altro per poi affermare che avrebbe potuto fare di meglio. Non è una critica diretta, né un mettere in discussione le capacità dell’altro ma è una sequenza nella quale, nella prima parte viene fatto un complimento all’altro, e nella seconda viene espresso che avrebbe potuto fare di più, che non è abbastanza. Un esempio: “Caro è bellissimo, ma sai che a me queste cose non piacciono”, oppure “si va bene, ma non è abbastanza”. Biasimare risulta essere una forma veramente utile per un dialogo disastroso. 

Se vuoi migliorare le tue modalità di comunicazione in coppia

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