LE EMOZIONI: conoscerle e strategie per gestirle

LE EMOZIONI: conoscerle e strategie per gestirle

Si sente parlare spesso di emozioni e altrettanto frequentemente le si sente differenziare in due tipologie: negative e positive.

La costante differenziazione tra emozioni positive e negative ci fa pensare che queste vadano ricercate ardentemente, nel caso delle positive, o controllate e combattute, nel caso delle negative.

Si crede che la rabbia sia un’emozione negativa, pertanto va tenuta sotto controllo e repressa, poiché “le buone persone” non si arrabbiano. Allo stesso modo, si pensa che la gioia sia un’emozione positiva che deve essere inseguita a tutti i costi, poiché chi è felice non sarà mai triste e sarà sempre in pace con se stesso e con il mondo.

Ogni emozione viene perciò incasellata ed etichettata come bene o male, a seconda del contesto socio-culturale e della percezione individuale di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato.

Ma questa è una grande menzogna che la nostra società ci ha rifilato!

Non esistono emozioni positive e negative. Possono diventare disfunzionali e invalidanti, certo, se vengono combattute o subìte passivamente: la rabbia combattuta e repressa, finisce per esplodere come una bomba a orologeria; la gioia ricercata ostinatamente finisce per renderci paradossalmente più tristi, perché la ricerca estenuante rende eternamente insoddisfatti.

Le emozioni non sono nemici da combattere, piuttosto sono la risorsa più importante per migliorarci e migliorare la nostra vita. Non lottiamo con esse, ma impariamo a gestirle.

Ora la domanda che sorge spontanea è: qual è il modo più efficace per gestire le emozioni?

CONCEDERSELE, SENZA OPPORVISI MA ANCHE SENZA CEDERVI IN MODO PASSIVO, utilizzandone la forza costruttiva.

Le emozioni primarie sono quattro: PAURA, DOLORE, RABBIA, PIACERE. Tutte le altre emozioni derivano da queste o dalla loro fusione.

PAURA

La paura viene considerata la più grande emozione invalidante.

L’idea preponderante è che, se si ha paura, si è vili, fragili e oggetto di derisione.

La paura è l’emozione che più di ogni altra si cerca di controllare e di tenere a bada, con l’idea, sopravvalutata ed erronea, che cercando di tranquillizzarsi e stare calmi, la paura svanisca.

Seppur la paura venga considerata un’emozione da reprimere e combattere, in realtà è una risorsa. Essa ci permette di sopravvivere. Ad esempio, ci permette di fuggire di fronte a un reale pericolo o di schivare un bambino che attraversa improvvisamente la strada. E’ quindi adattiva.

Diventa disfunzionale e quindi disadattiva nel momento in cui supera una certa soglia e diventa reazione invalidante, tramutandosi in panico.

REAZIONI CHE RENDONO LA PAURA INVALIDANTE

La sensazione di paura può essere incrementata da certi comportamenti che, messi in atto ripetutamente, invece che essere di aiuto, rendono l’emozione invalidante.

  • Evitamento

Più evitiamo ciò che ci spaventa, più rendiamo quello stimolo minaccioso e più ci sentiamo incapaci di fronteggiarlo.

  • Richiesta di aiuto/protezione

Ricevere aiuto/protezione ci fa sentire al sicuro ma, allo stesso tempo, conferma la nostra incapacità a farcela da soli.

  • Tentativo di controllare e reprimere l’ansia e l’attivazione fisiologica

Cercare di ridurre la paura non fa altro che incrementarla. Tentare di reprimere le reazioni fisiologiche, che sono spontanee, crea l’effetto paradosso: più cerco di tenere a bada la mia paura, più questa aumenta.

  • Socializzare la paura

Socializzare la paura significa parlarne continuamente. Questo comportamento rende la paura invalidante poiché più se ne parla, più la paura aumenta. 

STRATEGIE PER GESTIRE LA PAURA

  • Controevitare gradualmente

Avvicinarsi gradatamente all’oggetto della paura in modo da evitare di evitare.

  • Pensare che ogni qualvolta chiediamo aiuto/protezione e lo riceviamo, stiamo costruendo la nostra incapacità a farcela da soli.
  • Esasperare volontariamente la paura anziché reprimerla
  • Evitare di parlare della paura

Può risultare difficile per chi presenta una forte paura, mettere in atto questi comportamenti autonomamente. Se la paura è già trasformata in panico ed è molto invalidante, applicare queste tecniche da soli è molto rischioso.

In tal caso, è consigliabile farsi guidare e aiutare da un esperto.

DOLORE

Secondo il senso comune, il dolore è un’emozione da nascondere, da controllare, da reprimere. 

Certamente soffrire fa male, ma nessuno può sfuggire al dolore. Proprio per questo siamo dotati della capacità di adattarci anche alle difficili esperienze dolorose.

Si cerca di sfuggire al dolore senza pensare che è proprio attraverso la sofferenza che possiamo risorgere.

Il dolore, come tutte le altre emozioni primarie, è un’emozione adattiva: ci permette di guarire dalle nostre ferite più profonde o ci avverte di qualcosa da cui dovremmo difenderci. Pensiamo, ad esempio, alla mano sul fuoco o al dolore durante un esercizio fisico che ci segnala che dovremmo fermarci.

REAZIONI CHE RENDONO IL DOLORE INVALIDANTE

  • Cercare di sfuggire al dolore
  • Razionalizzare la sofferenza

STRATEGIE PER GESTIRE IL DOLORE

  • Ascoltare il dolore e concederselo

Entrare a contatto con il proprio dolore permette di accettarlo, di lenire le ferite profonde e di risorgere dalle ceneri.

  • Darsi “un appuntamento quotidiano con il dolore”
  • Scrivere quotidianamente la sofferenza che si sta vivendo

RABBIA

E’ l’emozione maggiormente considerata negativa: chi si arrabbia non è una “brava persona”.

Niente di più sbagliato perché anche la rabbia ha una funzione adattiva e ci permette di gestire la realtà che ci circonda.

La funzionalità della rabbia risiede nella capacità di tale emozione di rispondere a uno stimolo di frustrazione. In altre parole, ci arrabbiamo quando non riusciamo ad ottenere ciò che desideriamo o di cui abbiamo bisogno, e l’attivazione permette di sprigionare il potenziale, al fine di ottenere ciò che ci manca.

Diventa disfunzionale quando la rabbia va oltre soglia divenendo furia cieca. 

REAZIONI CHE RENDONO LA RABBIA INVALIDANTE

  • Reprimerla o inibirla

Più cerchiamo di reprimere le emozioni, più le incrementiamo

  • Esprimerla inadeguatamente attraverso atteggiamenti verbalmente aggressivi o comportamenti auto-aggressivi o etero-aggressivi.

STRATEGIE PER GESTIRE LA RABBIA

  • Ampliare i punti di vista da cui guardare le cose

Assumere la prospettiva dell’altro per rendere ragionevole anche ciò che ci disturba.

  • Prendere carta e penna e scrivere la rabbia verso qualcuno per canalizzarla e farla defluire.
  • Utilizzare la rabbia contro se stessa

Ogni volta che ci arrabbiamo diamo importanza alla persona che ci ha fatto soffrire, facendo così un regalo a chi ci ha ferito.

PIACERE

Il piacere è un’emozione particolare: c’è chi lo esalta e lo vede come espressione di libertà; c’è chi, invece, lo percepisce come perdita di controllo e tentazione pericolosa.

Ma la verità è che, come affermava Sant’ Agostino, “nessuno può vivere senza piacere”.

Il piacere è un’emozione spesso combattuta poiché travolge e porta a perdere la razionalità e il controllo di sé (es. la goduria di un cibo calorico, il sesso, lo shopping etc..).

REAZIONI CHE RENDONO IL PIACERE INVALIDANTE

  • Negarsi il piacere

Non concedersi il piacere equivale a desiderarlo ancora di più.

  • Lasciarsi travolgere dal piacere, divenendo incontrollabile

STRATEGIE PER GESTIRE IL PIACERE

  • Concedersi il piacere in spazi e tempi pianificati, con il fine di gestirlo: viverlo ma controllarlo.

Ognuna di queste quattro emozioni primarie può essere da noi riconosciuta, gestita attraverso le strategie descritte, e utilizzata come risorsa.

Tuttavia, nel caso in cui una (o più) di queste emozioni sia diventata talmente invalidante da non riuscire più a gestirla autonomamente, è opportuno rivolgersi a un professionista che aiuti la persona a riorientare il proprio vissuto emotivo verso la funzionalità.

Detto ciò, ricordiamo che conoscere, riconoscere e imparare a gestire le nostre emozioni è il primo passo per migliorarci.

D’altronde, nessuno può sfuggire alle proprie emozioni. Per questo è necessario divenire abili gestori del proprio mondo emotivo.

“Nulla giunge all’intelletto che non passi prima per i sensi” (San Tommaso)

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